La crisi economica pesa sulle nascite: le donne diventano madri più tardi ed hanno meno figli, aiutate da un maggiore ricorso a metodi contraccettivi. È questa la fotografia scattata dall’Istat nel rapporto ‘Come cambia la vita delle donne’. La fecondità, spiega l’Istat, dopo aver registrato un minimo storico nel 1995, ha visto una lenta ripresa che è durata fino al 2010, dopodiché ha ripreso a diminuire, interessando sia le italiane che le straniere residenti. La nuova fase di diminuzione – sottolinea l’Istituto – a partire dal 2010 si sta realizzando in un quadro di congiuntura economica sfavorevole che spinge le donne, italiane e straniere, ad avere figli in età adulta. ”La contrazione della fecondità, aggiunge l’Istat, che si protrae ormai da anni, continua inesorabilmente a riverberarsi sul numero di figli: da un lato aumentano le donne con un solo figlio e dall’altro diminuiscono le donne con due o più figli in casa. A supportare il trend di minori nascita è l’uso di metodi contraccettivi: In Italia la maggioranza della popolazione adulta, fino ai 54 anni, ne utilizza uno. Più attenti gli uomini con il 65,6% contro il 57,4 per cento delle donne che ricorrono prevalentemente alla pillola. Le differenze geografiche emergono nettamente: le regioni del Sud (Basilicata, Puglia, Calabria) sono in fondo alla graduatoria con prevalenze più basse di circa 10 punti percentuali rispetto ad altre del Centro-Nord (Liguria, Trento, Toscana). A queste si aggiunge la Sardegna anch’essa in cima alla graduatoria, con una percentuale elevata di ricorso a rimedi contraccettivi, pari al 65,6 per cento. Il livello d’istruzione conseguito assume rilievo nell’adottare o meno metodi anticoncezionali e le disuguaglianze appaiono più marcate tra le donne. L’utilizzo di almeno un metodo è maggiore tra chi possiede un titolo di studio elevato (70,5 per cento gli uomini e 62,4 per cento le donne tra i 25 e 54 anni) rispetto a chi invece ha conseguito al massimo la licenza di scuola dell’obbligo (rispettivamente 61,6 per cento e 50,8 per cento). Nel Mezzogiorno le giovani donne fino a 24 anni, rispetto alle loro coetanee che risiedono nel Nord del Paese, sembrano esporsi ad un maggior rischio di gravidanza: il 9,5 per cento non dichiara alcuna protezione, a fronte del 10,1 per cento nel Nord-est. tra le persone di 18-54 anni il metodo maggiormente impiegato è il preservativo. Un quarto della popolazione di 15-54 anni ricorre alla pillola anticoncezionale (24,3 per cento) e uno su sei invece ricorre al coito interrotto (17,5 per cento).”In un Paese a forte controllo della fecondità – conclude l’Istat – continua a diminuire il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza sia tra le italiane che tra le straniere”
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